La rivista giuridica, attiva da oltre tre anni sul territorio nazionale e con un Comitato Scientifico composto da illustri giuristi (avvocati, docenti universitari e Consiglieri della Suprema Corte), ha effettuato per la prima volta e in considerazione dell’importanza dell’evento, un video-servizio giornalistico che potrebbe essere un proficuo “esperimento” da ripetere in future e similari occasioni.
Quali sono i mali del sistema giudiziario italiano? Michele Vietti, ex vicepresidente del Csm, annovera tra questi il ritorno alla toga per chi sceglie di fare politica.
Nel suo nuovo libro sul lavoro della Commissione di Riforma dell’Ordinamento Giudiziario, dal titolo “Mettiamo Giudizio”, Il giudice tra potere e servizio, Università Bocconi editore, Vietti riserva parole alquanto esplicite sulla scelta della politica, per un magistrato.
Afferma, infatti “Se un magistrato sceglie la strada della politica deve percorrerla fino in fondo, ovunque questa lo porti, accettandone tutti i rischi e senza poter più tornare indietro”.
In altre parole, si tratta di una rotta in riferimento alla quale è impossibile – a suo parere – invertire il senso di marcia”.
Il magistrato è la figura principalmente deputata a far rispettare le regole. La figura che per antonomasia deve essere super partes e che deve fungere da esempio per tutti nel rispetto delle regole.
Il Dott. Vietti a proposito di ciò, nel suo libro auspica un netto discernimento delle funzioni politiche e quelle giudiziarie: “la discesa in politica dei magistrati deve essere un viaggio di sola andata. Il magistrato che sceglie la politica non può più tornare indietro. Prendere partito infatti è l'esatto contrario dell'essere imparziale, postulato fondamentale nell'esercizio dell'azione giudicante”.
Sarebbe opportuno un confronto tra le due sfere, ma al contempo è necessaria l’indipendenza al fine di garantire le migliori condizioni operative possibili per la magistratura: “occorre fugare definitivamente la logica dell’assedio in cui la magistratura si ritrova nell’improprio ruolo di assediato e la politica di quello altrettanto improprio di assediante”.
E’ stato il ministro Orlando ad affidare a Vietti la guida della Commissione di studio con il compito di aggiornare le regole organizzative della magistratura. Il ministro si è altresì complimentato con l’autore dicendo “che ha affrontato con un corretto approccio e rispetto per la categoria dei magistrati accomunato dalla necessità di migliorare il servizio ai cittadini eliminando le criticità che nel tempo si sono paventate”.
Il nuovo libro di Vietti sostanzialmente fa una panoramica sullo stato di salute della giustizia in Italia, ma questa volta dalla prospettiva del medico che propone terapie realmente applicabili.
Il suo scopo è quello di divulgare ai cittadini, con toni efficaci e semplici, quelle modifiche che si propongono di migliorare le condizioni in cui opera la magistratura contemporanea.
Il presidente della Commissione Ministeriale di Riforma dell'Ordinamento Giudiziario pertanto analizza e commenta i punti principali del progetto di riforma. Gli aspetti più interessanti e innovativi riguardano una nuova mappa dei tribunali in Italia, la specializzazione dei giudici, il coordinamento dei pubblici ministeri, i criteri di selezione dei magistrati che devono essere efficaci e meritocratici, la loro valutazione ai fini dell’avanzamento di carriera, nonché un sistema disciplinare garantista ma allo stesso tempo effettivo e, come già accennato in precedenza, il delicato rapporto tra magistrato e politica.
Così, a dieci anni dalla revisione delle regole che governano la magistratura, questo libro affronta i prossimi interventi con cui si vuole integrare e correggere il funzionamento della macchina giudiziaria per offrire una risposta efficace, tempestiva e uniforme alla domanda di giustizia dei cittadini.
Un libro utile non solo per gli ‘addetti ai lavori’, togati e non, ma un saggio per conoscere dall’interno della macchina organizzativa i tempi della giustizia, l’organizzazione dell’apparato giurisdizionale, le norme che regolano la vita professionale dei magistrati e tutto ciò che si riflette sull’esperienza quotidiana, sulle aspettative di giudizio di tutti i cittadini, in un settore in cui, purtroppo, il made in Italy non è spesso sinonimo di efficienza.
Il filo conduttore dei vari capitoli è quello che giustizia e organizzazione non sono affatto incompatibili. La digitalizzazione è fondamentale per avere una tempistica certa ma serve dare il via ad una vera specializzazione da parte dei magistrati, che non possono più fare di tutto. Il che porta a soddisfare anche la richiesta del sistema economico, ovvero pronunce più prevedibili.
Le norme che stanno alla base della proposta ordinamentale sono definite dallo stesso Vietti come “innovative e coraggiose” ora sarà il tempo a dirci se basteranno questi cambiamenti per garantire efficacia. A riguardo Vietti è positivo e speriamo lungimirante: «Ne sono convinto. Come nella musica, non servono gli acuti delle primedonne ma bravi cantanti che sanno fare squadra. Così vien fuori un'opera di successo».